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Giovedì, 01 Settembre 2016 00:00

Gerardo di Santo Stefano Re

Nacque a Đurđin (Austria-Ungheria, oggi Serbia) il 19 settembre 1876 ultimo dei cinque figli di Giuseppe Stantić e Giuliana Jagić, possidenti di terreni e buoni cristiani.

La situazione geo-politica e religiosa della regione in cui nacque e visse Tommaso Stantić ebbe tanta influenza nella sua formazione ed esperienza spirituale. Quando nacque nel 1876, il suo paese Đurđin che è nella regione di Bačka, apparteneva all’Impero Austro-ungarico; successivamente passò al Regno dei Serbi, Croati e Sloveni e per ultimo al Regno di Jugoslavia. La situazione etnica era complessa, la regione era abitata da croati, ungheresi, serbi, e fino al 1945 anche da tedeschi, con minoranze russe e slovacche; si trattava di un crogiuolo d’identità etniche diverse. Inoltre vi era diversità di religione: i croati, gli ungheresi e i tedeschi erano cattolici, i serbi ed i russi erano ortodossi e potevano contare sull’appoggio del governo centrale serbo, appoggio che si prolungò anche sotto il successivo regime comunista. La situazione di convivenza non era quindi pacifica a causa dei nazionalismi, delle lotte politiche; si pensi che durante l’arco della vita del Servo di Dio Tommaso Stantić, la regione di Bačka cambiò cinque volte appartenenza:

Fino al 1918, fece parte dell’Impero Austro-ungarico; dal 1918 al 1929 appartenne al Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, (facendo parte della regione croata) che nel 1929 cambiò il nome in Regno della Jugoslavia. Dal 1941 al 1945 fu con l’Ungheria; dal 1945 al 1991 era sotto il regime comunista di Tito (facendo parte della regione Voivodina, inserita nella Repubblica federativa Serba), dal 1991 ci fu lo smembramento della Jugoslavia e fece parte della Serbia. Tommaso Stantić frequentò le scuole elementari nel suo paese natio di Đurđin, e si iscrisse poi al ginnasio nella vicina città di Subotica; nel 1895 a 19 anni, entrò nel Seminario dell’archidiocesi di Kalocza. Ma vi restò solo un anno, perché attratto dalla spiritualità carmelitana.

Nel settembre del 1896 entrò nel Noviziato dei Carmelitani Scalzi a Graz, nella provincia carmelitana austriaca, che allora includeva anche i conventi ungheresi e polacchi. In detto noviziato (come in tutta la provincia carmelitana austriaca) si seguiva dal 1860 il metodo conventuale ispirato ai primi conventi della Riforma di S. Teresa d’Avila e ciò influì moltissimo sulla vita del giovane Stantić. Dopo il noviziato a Graz il giovane chierico, che aveva preso il nome di fra’ Gerardo di S. Stefano, continuò per altri sei anni la sua formazione religiosa e sacerdotale a Györ in Ungheria, dove fu poi ordinato sacerdote.

Intanto nella regione avvenivano mutamenti anche nell’Ordine Carmelitano; nel 1903 i conventi dei Carmelitani Scalzi d’Ungheria si resero autonomi dalla provincia religiosa austriaca, costituendo così la semiprovincia religiosa ungherese; e anche padre Gerardo Stantić venne a trovarsi appartenente a questa nuova semiprovincia dell’Ordine. Si rese necessario curare la formazione dei novizi ungheresi, pertanto fu fondato il convento carmelitano a Sombor, accanto alla vasta chiesa neoromanica già esistente. Il ventottenne Padre Gerardo di S. Stefano, essendo nativo della regione e conoscendo bene le tre lingue dei fedeli (croato, ungherese e tedesco) fu scelto per la realizzazione del progetto e come superiore del noviziato.

Le vicissitudini politiche successive al 1918, coinvolsero anche il convento di Sombor, che dalla giurisdizione ungherese, passò poi a quella jugoslava e infine fu soggetto a quella del governo centrale carmelitano di Roma, il “Definitorio Generale”. Padre Gerardo Stantić svolse, come unico croato, la carica di superiore di Sombor per più di trent’anni, dovendo far fronte a molte difficoltà. La sua figura divenne di principale importanza per il futuro dell’Ordine del Carmelo, prima in Jugoslavia e poi in Croazia. Grazie alla sua opera, si formò la prima generazione di Carmelitani Scalzi, che diffuse l’Ordine in Croazia, a Zagabria, Spalato e sull’isola di Krk; in Bulgaria (Sofia) e in Bosnia ed Erzegovina (Zidine). Padre Gerardo fu stimatissimo dalla gente di tutte le nazionalità del territorio, anche dai serbi ortodossi, che a Sombor erano numerosi con due parrocchie.

Da vero discepolo di santa Teresa d’Avila e di san Giovanni della Croce, i grandi riformatori del Carmelo, padre Gerardo Stantić concepiva la vita spirituale come unione dell’anima con Dio per amore; unione che si raggiunge attraverso l’esercizio delle virtù teologali e il totale spogliamento dell’anima. Fu costretto dalle circostanze a vivere in modo molto attivo, impegnato soprattutto come confessore estremamente disponibile, come predicatore molto volentieri ascoltato, come maestro del noviziato, assistendo gli ammalati in città e nei dintorni, raggiungendo i più lontani con viaggi fatti su un carretto tirato da cavalli. Si è distinto in modo particolare per la diffusione del culto del Gesù Bambino di Praga. Per anni non riuscì a fare in pace neppure gli esercizi spirituali annuali; non mancò a lui, come per tante anime consacrate, la cosiddetta “notte oscura dell’anima”. La sua condizione di unico sacerdote croato della comunità carmelitana gli impedì di trasferirsi in altri conventi con altre mansioni; la virtù dell’obbedienza ai suoi superiori, lo fece restare sempre a Sombor, convento che sarebbe stato chiuso senza la sua presenza.

In mezzo alle circostanze che non favorivano sufficientemente una vita contemplativa, alla quale si sentiva chiamato, il Padre Gerardo cercava il più possibile immergersi nella contemplazione. Ne danno testimonianza i prolungati momenti di meditazione e adorazione che faceva, soprattutto approfondendo il mistero dell’infanzia di Cristo, e migliaia di pagine dei suoi scritti in croato, latino, tedesco e ungherese, tra i quali numerose prediche, annotazioni, ma anche dei veri trattati mistici. Si tratta di una immensa ricchezza che ancora va scoperta, soprattutto in quanto costituisce una inculturazione e attualizzazione della dottrina mistica di S. Teresa d’Avila, S. Giovanni della Croce e S. Teresa del Bambino Gesù.

P. Gerardo considerava il nazionalismo come un peccato contro la verità, contro la giustizia, contro la carità e non solo a parole, perché anzi difendeva i diritti dell’una e dell’altra nazionalità, quando si trattava di dare il giusto spazio a ciascuno nella Chiesa; in tal modo si guadagnò la stima delle varie componenti della popolazione di Sombor. Sempre condizionato dai continui sconvolgimenti politici, nel 1945 dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, dovette quasi rifugiarsi per un periodo di due anni nel convento francescano di Subotica, perché ricercato dal regime comunista subentrato in Jugoslavia, che voleva eliminarlo ritenendolo “colpevole di aver detto tante calunnie contro di loro nella sua predicazione”. Visse gli ultimi undici anni della sua vita in attenzione amorosa alla comunione con Gesù, come si deduce dai suoi scritti.

Morì il 24 giugno 1956 a Sombor e nonostante che il comunismo fosse allora ancora molto rigido, il suo funerale fu un trionfo popolare; vi parteciparono diecimila persone, cioè quasi un terzo della popolazione di Sombor.

L'inchiesta diocesana sulla "vita, virtù e fama di santità" si è chiusa il 21 settembre 2003. Il 30 novembre 2006 è stato concesso il decreto di validità.



Letto 5455 volte Martedì, 08 Marzo 2022 15:22
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