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mercredi, 07 septembre 2016 00:00

Cunegonda Siwiec

Nacque a Siwcowka, diocesi di Cracovia, nel 1876 nona di dieci figli della famiglia Siwiec, da tutti chiamata con il diminutivo di Kundusia.

Respira la serenità del paesaggio e della sua famiglia il cui papà, anche in tarda età, andava al pascolo fischiettando e cantando e alla sera si incantava ad ammirare le sfumature del tramonto seduto davanti a casa. Kundusia impara a leggere ed a firmare partecipando, nei mesi invernali, ad una specie di “scuola serale”, nella quale suoi insegnanti sono gli abitanti più istruiti del villaggio.  In compenso cresce determinata, volitiva e profondamente religiosa, con un fidanzato, cui tiene molto e con il quale già fa progetti di matrimonio.

La svolta nella sua vita arriva nel 1896, partecipando alla missione popolare predicata da un padre redentorista: Kundusia, con i suoi 20 anni e un matrimonio in vista, scopre improvvisamente la sua vocazione: “vivere nel mondo, ma soltanto per Cristo”. Riorganizza così la sua vita attorno a questo ideale, dando la precedenza assoluta alle cose spirituali. Comincia con l’iscriversi all’Apostolato della Preghiera, poi frequenta un corso di catechesi per preparare al matrimonio le ragazze montanare e i bambini alla prima comunione, infine aderisce al Terz’Ordine carmelitano. Nel villaggio osservano la sua metamorfosi, da ragazza “come tutte” a, gradatamente, sempre più “di Gesù”: non sanno, ma riescono ad intuire che dietro a tutto questo c’è una grande intimità con il paradiso, scaturita e sostenuta da lunghe ore di preghiera “cuore a cuore” con Gesù.

Nel 1929 offre il terreno che le sarebbe toccato in eredità per costruire un “centro educativo”: una scuola regolare, insomma, quella che lei mai ha potuto frequentare, tenuta da suore patentate, che per di più si prendono cura dell’educazione di bambini ed adulti. Annessa al Centro viene costruita anche una cappella e solo da quell’anno, dunque, Kundusia ha la gioia e l’opportunità della messa quotidiana. L’Eucaristia mette le ali alla sua spiritualità e fa crescere la sua intimità con Gesù. Non si sa esattamente da quando, ma nella sua vita cominciano a verificarsi fenomeni strani, particolarmente dopo la comunione. Gli “addetti ai lavori” li definiscono “locuzioni interiori”, che altro non sono in fondo che rivelazioni interiori da parte di Gesù, della Madonna e dei santi. Kundusia lo rivela al suo confessore solo nel 1942, con un po’ di imbarazzo, ammettendo che ciò si verifica da tempo.

Questo “filo diretto” con il paradiso la porta gradatamente a maturare la decisione di offrire la sua vita in riparazione dei peccati del mondo e far crescere in lei una oblatività completa, in unione al sacrificio di Gesù sulla croce. Da Kundusia cominciano ad affluire persone semplici e colte, sacerdoti e religiose per un consiglio, un aiuto spirituale, un incitamento al bene: tutti ricevono da questa donna illetterata ciò di cui hanno bisogno. Entrando in casa sua la trovano impegnata con i fratelli nella lettura di opere mistiche, che lei commenta con una profondità e competenza che stupiscono anche fiori di teologi. La sua unione completa con Gesù raggiunge il culmine con l’accettazione gioiosa della sofferenza: nel 1948 viene colpita da un tumore osseo con metastasi diffuse, con sofferenze indicibili nascoste dietro il suo consueto atteggiamento sorridente e scherzoso. Tutto viene offerto in riparazione dei peccati del mondo, tutto vissuto in unione al sacrificio della croce.

Muore serenamente, tra dolori lancinanti, il 27 giugno 1955. 

L'Inchiesta diocesana sulla "vita, virtù e fama si santità" è stata aperta il 21 dicembre 2007 e chiusa il 28 ottobre 2011 presso l'Arcidiocesi di Cracovia. Il decreto di validità è stato concesso il 1 marzo 2013.

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